LA PRIMA SVISTA, LA PIU’ ECLATANTE.
Giovedi esco di casa così:
con una canotta più lunga, color mattone, che sta ancora meglio. Mi stimo da matti ma, a fare orario continuato su quelle scarpe senza toglierle un minuto, mi sono stancata. Vado a casa prima di un appuntamento informale fissato per le 19.20 a mettere la tuta; dopodichè parto in bici pensando solo a finire presto presto perchè poi voglio andare a fare ovinoterapia (per chi non è di Ferrara: http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2016/03/26/news/le-pecore-nel-sottomura-il-31-marzo-1.13193662).
L’appuntamento finisce effettivamente abbastanza presto e pedalo il più veloce possibile per andare a prendere mio marito che non risponde al telefono e vedere le pecore prima che faccia troppo buio. Fermi al semaforo mio marito fa: allora, cos’hai preso da cena? Cena??? What is “cena”?? Ma porco mondo, mi sono dimenticata la spesa. Gli ho detto: vabbè, senti, mangeremo qualcosa in giro, ostentando tranquillità ma nella mia testa penso: a) siamo in tuta, per Giove! b) siamo perennemente a dieta, dove possiamo mangiare un pò di carne e/o pesce che non sia un posto in cui è meglio non andare in tuta?
Qui apro una parentesi: quando ero più piccola, non andavo al mare con vestiti fatti apposta per il mare, per essere in ordine anche al mare, etc. Andavo con vestiti che, se non erano da buttare, poco ci mancava; questo perchè si pensava che al mare si rovinassero quindi era meglio preservare quelli buoni per altre occasioni. Una domenica pomeriggio, dunque, torno dal mare insieme a mio fratello e cerco di raggiungere mio papà che sta giocando a biliardo al Circolo dei Negozianti. Preciso: cerco di raggiungerlo proprio nella sala in cui sta giocando ma il ragazzo a cui ho chiesto mi si para davanti e mi fa capire che così abbigliata non posso entrare, me lo può solo chiamare affinchè esca lui. Cioè. Non potete capire come mi sono sentita. Penso che la mia fissa per l’abito adatto dipenda anche (o saprattutto?) da questo episodio.
Tornando a noi: soluzioni alternative per la cena non ne troviamo e andiamo a chiedere ospitalità al Bistrot della Borsa (solo per darvi un’idea: è il posto in cui siamo andati, a momenti, in alta uniforme per l’ultimo dell’anno).
Eccoci qui, belli intutati alla Borsa. Ma va là, va là, Anna! No, ma poi notare i capelli e le occhiaie.
Ci tengo a dire, comunque, che il problema era più nostro che loro, eh, loro sono molto alla mano.
SECONDA SVISTA.
Da qualche giorno ho riesumato questo giubbino:
Le frange, per lunghezza, sono identiche a quelle della mia amatissima e longeva borsa di Elisabetta Franchi; mi sembra giusto non esagerare e, con questo giubbo, combinarne un’altra. Venerdì e sabato mi ricordo e tutto fila liscio. Domenica faccio qualche mossa strana di cui, giuro, non ho memoria e mi trovo in piazza con giubbo e borsa frangiati! Ma boia, com’è successo? Ma boh. Non basta. Avevo un paio di pantaloni a vita particolarmente alta e ho pensato di mettere un paio di slipponi a vita molto alta per evitare il segno sui fianchi trovando la cosa un colpo di genio. Ben? Ma mente cammino per strada e mi specchio nelle vetrine mi accordo che mi fanno due segni di mutanda da matti sul sedere (scusate la confidenza: porto coulotte proprio solo perchè il segno, almeno, non sia quello delle mutande, non lo tollero)! Ma come ho fatto a non accorgermene?? Mi sono agitata così tanto che volevo tornare a casa o almeno rimettermi in bici che magari si vedeva meno. Alla fine ho cercato di coprire il sedere con la borsa, anche se ero tutta una frangia.
….che problemoni, eh? :p